La presentazione offre una possibile definizione di profiling, ossia "la procedura riconosciuta per la diagnosi individuale del cliente volta a valutare in modo più o meno probabilistico la distanza dal mercato del lavoro o il rischio di disoccupazione, sulla base del quale definire un piano di azione individualizzato, che vincola tanto l'utente quanto l'operatore del servizio al rispetto degli impegni fissati congiuntamente". Tramite il profiling i Centri per l'impiego possono quindi effettuare non solo la segmentazione del pubblico in base al livello di assistenza giudicato necessario per l'inserimento nel mercato del lavoro, ma anche la targetizzazione dei servizi/misure/programmi, nonché la pianificazione delle risorse disponibili e la loro efficiente allocazione. In Italia con il PON IOG è stata introdotta la profilazione sui NEET in età compresa tra 15 e 29 anni, attraverso 4 classi di svantaggio a cui è legato il riconoscimento dell'incentivo all'assunzione e la misura di accompagnamento al lavoro. Attualmente è operativo un modello statistico-predittivo, perfezionato dall'ISFOL nel 2016 ed approvato dall'ANPAL, applicato all'intera popolazione in cerca di occupazione in età compresa tra 15 e 64 anni. È inoltre in corso di sviluppo una metodologia di profiling qualitativo, mutuata da esperienze regionali positive, nell’ambito di un gruppo congiunto MLPS, ANPAL, Regioni e Province Autonome. Passando quindi in rassegna alcune esperienze di profilazione all'estero viene descritto il sistema del Regno Unito che non prevede metodi di segmentazione, bensì risulta focalizzato su sistemi di valutazione delle competenze "skills screening". In Francia i servizi di supporto standardizzato sono stati sostituiti da misure personalizzate e i percorsi di sostegno si differenziano in base al profilo della persona in cerca di occupazione. In Germania è presente uno dei modelli di profilazione tra i più sofisticati in Europa, basato su un procedimento in 4 fasi per la definizione di un piano di azione individualizzato. Nei Paesi Bassi il profiling è basato su servizi blended (online e face to face), con una metodologia basata su dati scientifici. In Australia, infine, il profiling è strutturato su un modello statistico che utilizza informazioni rilasciate dal disoccupato attraverso un questionario (telefonico o in presenza) e dati amministrativi in possesso del Department of Human Services (DHS-Centrelink). In base al punteggio ottenuto il disoccupato è collocato in una delle fasce d'utenza definite "Streams" (A, B o C, dove A indica la minore distanza dal mercato del lavoro.