Nel considerare il 2020 uno tra gli anni più difficili che l'Istituto (e il Paese) ha dovuto affrontare, i dati relativi agli infortuni registrano un calo rispetto all'anno precedente (571 mila denunce, l'11,4% in meno), nonostante un significativo incremento degli infortuni mortali, oltre 27,6 punti percentuali su base tendenziale. Ciò è in larga parte dovuto ai decessi causati dalla pandemia, oltre un terzo del totale dei casi di riferimento denunciati all'INAIL. Gli infortuni sul lavoro sono il 13,3% in più rispetto al 2019, di cui oltre il 32% al di fuori dell'azienda. Circa le malattie professionali, i dati del 2020 denotano un consistente calo delle denunce, poco meno di 45 mila, di cui il 35,34% ha visto il riconoscimento della causa professionale. Relativamente al bilancio nel 2020 sono registrate entrate per 10,7 miliardi di euro, mentre le posizioni assicurative territoriali (PAT) censite sono state 3,7 milioni. I lavoratori regolarizzati sono stati 41.477 (il 16,76% in meno rispetto al 2019), di cui 39.354 irregolari e 2.123 in nero. Particolare sforzo è stato diretto verso lavoratori autonomi che effettuano le consegne a domicilio (rider) garantendo diritti fondamentali e applicando le norme sulla salute e sicurezza. Viene quindi sottolineato l'impegno delle imprese nell'attività di mitigazione dei rischi negli ambienti di lavoro, con oltre 30 mila istanze presentate nel 2020 per la riduzione del tasso di tariffa per meriti di prevenzione (premio). Per quanto concerne le cure riabilitative, nel 2020 sono state fornite circa 6,4 milioni di prestazioni sanitarie, l'86% delle quali per richieste a seguito di infortuni, la quota residua per malattia professionale; le prestazioni per "prime cure" effettuate presso i 120 ambulatori dell'INAIL sono state oltre 470 mila.