Nel terzo trimestre del 2022, le attivazioni dei contratti di lavoro, calcolate al netto delle trasformazioni a tempo indeterminato, sono risultate pari a 3 milioni e 155 mila, in calo dello 0,1% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, interessando 2 milioni e 453 mila lavoratori. Considerando anche le trasformazioni a tempo indeterminato, pari a oltre 229 mila, il numero complessivo di attivazioni di contratti di lavoro raggiunge 3 milioni 384 mila, in crescita dell’1,3%, pari a 43 mila attivazioni in più rispetto al corrispondente periodo del 2021. L'aumento delle attivazioni ha coinvolto in misura maggiore il Centro rispetto al Nord; nel Mezzogiorno le attivazioni risultano in calo del 4,2%. A livello settoriale, i Servizi incidono per il 74% sul totale. Le attivazioni dei contratti a tempo indeterminato, comprensive di 229 mila trasformazioni, determinano un complessivo flusso in ingresso pari a 692 mila, in aumento tendenziale di 61 mila attivazioni, superiore rispetto alle 560 mila cessazioni. Proprio riguardo alle cessazioni, nel periodo in esame se ne registrano 3,1 milioni, con un incremento del 7% su base annuale dovuto soprattutto alla componente femminile ed esteso a tutte le aree geografiche del Paese. Escludendo le cessazioni al termine, tra le principali cause vi sono i licenziamenti e le dimissioni che mostrano ancora una tendenza positiva, pur se con variazioni in decrescita mentre si riducono, invece, i pensionamenti e i rapporti giunti al termine per cessazione attività.